Jean-Paul Sartre
In seguito Sartre diverrà un sostenitore dell'ideologia marxista, della filosofia della prassi e, pur con dei profondi "distinguo", anche del conseguente materialismo storico.
Il pensiero filosofico
Sartre risente dell'influenza del pensiero di Husserl,da cui trae la nozione di intenzionalità della coscienza.
Nel saggio ➥ La trascendenza dell'io, sostiene infatti che l'io non è una sostanza chiusa in se stessa ,ma una struttura relazionale aperta al mondo e agli altri
➤L’essere e il nulla
La prima fase del pensiero di Sartre è segnata dall'opera "L'essere e il nulla", pubblicata nel 1943.
L'autore si interroga sulle strutture dell'essere che egli distingue in:
-Essere in sé ,ossia tutto ciò che non è coscienza ma con cui la coscienza entra in rapporto ( il mondo,gli oggetti ,le persone) e l'essere per sé che si identifica con la coscienza stessa che ha la prerogativa di non essere il dato , ma di poter attribuire ad esso dei significati .
-“L’in sé è l’essere ciò che è” ,ossia l’essere è pieno e compiuto mentre “la coscienza è vuota di essere , è possibilità.”
-L'Uomo è definito dalla coscienza -> Ovvero ogni coscienza è coscienza di qualcosa (idea d'intenzionalità ripresa da Husserl).
L'Uomo è fondamentalmente aperto al mondo, «incompleto», «girato verso», proiettato fuori di sé: c'è in lui un niente, un «foro nell'essere» suscettibile di ricevere gli oggetti del mondo. Per Sartre l'essere è il mondo,mentre chiama il per sé nulla intendendo con questo termine la coscienza che nasce come potenza nullificatrice del puro dato e come fonte di significati rispetto all'in sé.
Affermare che l'uomo è coscienza equivale a dire che l'uomo è libero in quanto annulla la realtà assegnandole una serie di significati e di valori .Sintetizzando: siamo come una stanza con una finestra che si affaccia sul mondo esterno e sta a noi, e solo a noi, decidere di aprirla.
➤L’impegno politico e il marxismo
Il resto della sua vita è segnato dal tentativo di riconciliare le idee esistenzialistiche con i principi del marxismo, convinto che le forze socio-economiche determinino il corso dell'esistenza umana e che il riscatto economico per la classe operaia possa diventare anche culturale.
“L'intellettuale deve essere politicamente impegnato,deve sporcarsi le mani con la realtà”.
È in questa prospettiva che nasce il progetto della "Critica della ragion dialettica" (che uscirà nel 1960).
Però quest'opera non è per niente allineata alla dottrina comunista sovietica, ma propone una visione della società che lascia all'individualità larghi spazi di libertà e di affermazione. L'impegno di Sartre è rivolto sia contro il dogmatismo dei marxisti ,sia contro l'ipocrisia della società borghese che rappresenta la coscienza soddisfatta, in quanto immagina di essere inserita in un mondo razionale, ordinato secondo fini e valori che essa accoglie.
L'esistenzialismo quindi➥ vuole essere una filosofia della responsabilità: l'uomo non ha scusanti di fronte alla scelta, cercare delle scuse significa essere in malafede e la “malafede “ presenta il voluto come necessità inevitabile.
➥ Nessuno insomma può giustificarsi, e invocare la necessità di una determinata posizione, magari mascherandosi dietro a varie forme di determinismo (la volontà di Dio, oppure le leggi storiche/sociali), semplicemente perché anche la non scelta è una scelta. Il sentimento dell'angoscia, quindi, è intimamente connesso alla possibilità dell'uomo di scegliere.
Questo, come chiarisce Sartre in più punti, non porta ad una concezione pessimista né vuol essere una filosofia consolatoria ,ma della responsabilità, perché sottolineando l'essere prima dell'essenza, invita l'uomo a "crearsi una propria morale", a scegliere autenticamente, e nel momento in cui opera questa scelta a livello personale, in realtà sta scegliendo per l'umanità.
L'uomo è ciò che sceglie non vi è un'essenza predefinita dell'uomo prima della sua scelta, ma è esattamente quello che sceglie di diventare.
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